Achille in Sciro, libretto, Roma, Corradi, 1771

 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Aspetto esteriore di magnifico tempio dedicato a Bacco, donde si scende per spaziosa scala: scuopresi dal sinistro lato fra le distanze che lasciano fra loro le numerose colonne, il bosco sacro alla deità suddetta ed al destro la marina di Sciro dove poi approderanno alcune navi. La gran piazza comparirà tutta ingombrata da liete schiere di baccanti: scenderanno dal tempio e verranno a poco a poco avanzandosi Deidamia ed Achille in abito feminile.
 
 DEIDAMIA ed ACHILLE ad un improviso suono di trombe che odesi in lontano verso la marina s’arrestan tutti in attitudine di timore riguardando verso il mare.
 
 DEIDAMIA
 Udisti? (Ad Achille)
 ACHILLE
                  Udii.
 DEIDAMIA
                              Chi temerario ardisce
 turbar col suon profano
 dell'orgie venerate il rito arcano?
 ACHILLE
 Non m'ingannai. Lo strepito sonoro
5parte dal mar. Ma non saprei... Non veggo
 che vuol dir, chi lo muove... Ah principessa
 eccone la cagion. Due navi, osserva,
 vengono a questo lido.
 DEIDAMIA
                                           Aimè!
 ACHILLE
                                                         Che temi?
 Son lungi ancor. (Compariscono in lontano due navi. Sentisi di nuovo il suono delle trombe suddette; tutti partono fuggendo, toltone Achille e Deidamia)
 DEIDAMIA
                                  Fuggiam.
 ACHILLE
                                                      Perché?
 DEIDAMIA
                                                                       Non sai
10che d'infami pirati
 tutto è infestato il mar? Così rapite
 fur le figlie infelici
 al re d'Argo e di Tiro. Ignori forse
 la recente di Sparta
15perdita ingiuriosa? E che ne freme
 invan la Grecia e che domanda invano
 l'infida sposa al predator troiano?
 Chi sa che ancora in quelle
 insidiose navi... Oh dei! Vien meco.
 ACHILLE
20Di che temi, mia vita? Achille è teco.
 DEIDAMIA
 Taci.
 ACHILLE
             E se teco è Achille...
 DEIDAMIA
                                                   Ah taci, alcuno (Guardandosi intorno)
 potrebbe udirti; e se scoperto sei
 son perduta, ti perdo. E che direbbe
 il genitor deluso! Una donzella
25sai che ti crede e si compiace e ride
 del nostro amor; ma che sarà, se mai,
 solo in pensarlo io moro,
 se mai scopre che in Pirra Achille adoro?
 ACHILLE
 Perdona, è vero.
 
 SCENA II
 
 NEARCO e detti.
 
 NEARCO
                                 (Ecco gli amanti). E deggio
30sempre così tremar per voi! Vel dissi
 pur mille volte; è troppo chiara ormai
 questa vostra imprudente
 cura di separarvi
 sempre dalle compagne; ognun la vede,
35ne parla ognuno. Andate al re; son tutte
 l'altre già nella reggia.
 ACHILLE
                                           Il suon guerriero, (Achille intento ad altro non l’ascolta)
 che da que' legni uscì, d'armati e d'armi
 mostra che vengan gravi.
 DEIDAMIA
                                                (Oh come in volto (Piano a Nearco)
 già tutto avvampa! Usar conviene ogn'arte
40per trarlo altrove).
 NEARCO
                                     E non partite!
 ACHILLE
                                                                 Or ora,
 principessa, verrò. Quei legni in porto
 bramo veder.
 DEIDAMIA
                            Come! Ch'io parta? E lasci
 te in periglio sì grande! Ah tu, lo vedo,
 ne saresti capace; e dal tuo core (Turbata)
45misuri il mio. So già crudele...
 ACHILLE
                                                         Andiamo.
 Non ti sdegnar. Con un tuo sguardo irato
 mi fai morir.
 DEIDAMIA
                           No; non è vero, ingrato.
 
    No, ingrato, amor non senti;
 o se pur senti amor,
50perder non vuoi del cor
 per me la pace.
 
    Ami, se tel rammenti;
 e puoi senza penar
 amare e disamar
55quando ti piace. (Deidamia parte. Achille s’incammina appresso a Deidamia ma giunto alla scena si volge e s’arresta di nuovo a mirar le navi già avvicinate a segno che su la sponda di una d’esse possa già distinguersi un guerriero)
 
 SCENA III
 
 NEARCO e di nuovo ACHILLE.
 
 NEARCO
 Di pacifiche ulive (Guardando il porto)
 han le prore adornate. Amiche navi
 queste dunque saran.
 ACHILLE
                                          Nearco, osserva (Tornando indietro)
 come splende fra l'armi
60quel guerrier maestoso.
 NEARCO
                                              Ah va'; non lice
 a te che una donzella
 comparisci alle spoglie, in questo loco
 scompagnata restar.
 ACHILLE
                                        Ma non ti crede (Con isdegno)
 ognuno il padre mio? Qual meraviglia
65che appresso al genitor resti una figlia?
 NEARCO
 Si sdegnerà Deidamia.
 ACHILLE
                                             È ver. (Rimesso parte e poi si ferma come sopra)
 NEARCO
                                                           (Che pena
 è il nascondere Achille!)
 ACHILLE
                                               Oh se ancor io (Considerando il guerriero ch’è su la nave)
 quell'elmo luminoso
 in fronte avessi e quella spada al fianco...
70Nearco io son già stanco (Torna risoluto)
 di più vedermi in questa gonna imbelle;
 e ormai...
 NEARCO
                     Che dici! Oh stelle! E non rammenti
 quanto giova al tuo amor?
 ACHILLE
                                                  Sì... Ma...
 NEARCO
                                                                      Deh parti.
 ACHILLE
 Lasciami un sol momento
75a vagheggiar quell'armi.
 NEARCO
                                               (Aimè). Sì, resta
 pur quanto vuoi. Ma Deidamia intanto
 sarà col tuo rival.
 ACHILLE
                                  Che! (In atto feroce)
 NEARCO
                                              Giunto or ora
 è di Calcide il prence e Licomede
 vuol che la man di sposo
80oggi porga alla figlia.
 ACHILLE
                                         Oh numi!
 NEARCO
                                                              È vero
 ch'è tuo quel cor; ma se il rivale accorto
 può lusingarla inosservata e sola,
 chi sa? Pensaci Achille, ei te l'invola.
 ACHILLE
 
    Involarmi il mio tesoro!
85Ah dov'è quest'alma ardita?
 Ha da togliermi la vita
 chi vuol togliermi il mio ben.
 
    M'avvilisce in queste spoglie
 il poter di due pupille;
90ma lo so ch'io sono Achille
 e mi sento Achille in sen. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 NEARCO e poi ULISSE ed ARCADE dalle navi.
 
 NEARCO
 Che difficile impresa,
 Tetide, m'imponesti! Ogni momento
 temo scoperto Achille. È ver che amore
95lo tiene a fren; ma se una tromba ascolta,
 se rimira un guerrier, s'agita, avvampa,
 sdegna l'abito imbelle. Or che farebbe
 se sapesse che Troia
 senza lui non cadrà, che lui domanda
100tutta la Grecia armata? Ah tolga il cielo
 che alcuno in questo lido
 non venga a ricercarlo... Oh dei! M'inganno?
 Ulisse! E qual cagione
 qui lo conduce? Ah non a caso ei viene.
105Che farò? Mi conosce,
 e nella reggia appunto
 del genitor d'Achille. È ver che ormai
 lungo tempo è trascorso. In ogni caso
 niegherò d'esser quello. Olà, straniero,
110non osar d'inoltrarti
 senza dirmi chi sei. Questa è la legge;
 il mio re la prescrisse.
 ULISSE
 S'ubbidisca alla legge; io sono Ulisse.
 NEARCO
 Ulisse! I detti audaci
115scusa, eroe generoso. Al re men volo
 con sì lieta novella. (Vuol partire)
 ULISSE
                                      Odi. E tu sei (Esaminandolo attentamente)
 servo di Licomede?
 NEARCO
                                       Appunto.
 ULISSE
                                                           Il nome?
 NEARCO.
 Nearco.
 ULISSE
                  Ove nascesti?
 NEARCO
 Nacqui in Corinto.
 ULISSE
                                     E da' paterni lidi
120perché mai qui venisti?
 NEARCO
                                              Io venni... Oh dio!
 Signor troppo m'arresti e il re frattanto
 non sa chi giunse in porto.
 ULISSE
 Va' dunque.
 NEARCO
                          (Ah ch'io fingea s'è quasi accorto). (Parte)
 
 SCENA V
 
 ULISSE ed ARCADE
 
 ULISSE
 Arcade, il ciel seconda
125la nostra impresa.
 ARCADE
                                    Onde la speme?
 ULISSE
                                                                    Udisti?
 Rimirasti colui? Sappi che il vidi
 di Peleo in corte, ha già molt'anni. Ei finse
 patria e nome con noi. Ma già confuso
 era alle mie richieste. Ah menzognera
130forse non è la fama; in gonna avvolto
 qui si nasconde Achille. Arcade, vola
 su l'orme di colui. Cerca, dimanda
 chi sia, come qui venne, ove dimora,
 se alcuno è seco; ogni leggiero indizio
135può servirne di scorta.
 ARCADE
                                            Io vado.
 ULISSE
                                                             Ascolta.
 Che d'Achille si cerchi
 pensa a non dar sospetto ancor lontano.
 ARCADE
 A un tuo seguace un tal ricordo è vano. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 ULISSE solo
 
 ULISSE
 Già con prospero vento
140comincio a navigar. Per altri forse
 quest'incontro felice,
 quel confuso parlar, quel dubbio volto
 poco saria; ma per Ulisse è molto.
 
    Fra l'ombre un lampo solo
145basta al nocchier sagace,
 che già ritrova il polo,
 già riconosce il mar.
 
    Al pellegrin ben spesso
 basta un vestigio impresso,
150perché la via fallace
 non l'abbia ad ingannar. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 Appartamenti di Deidamia.
 
 LICOMEDE e DEIDAMIA
 
 LICOMEDE
 Ma se ancor nol vedesti, onde lo sai
 che piacerti non può?
 DEIDAMIA
                                          Già molto intesi
 parlar di Teagene.
 LICOMEDE
                                    E vuoi di lui
155su la fé giudicar degli occhi altrui?
 Semplice! Va'; m'attendi
 nel giardino real; colà fra poco
 col tuo sposo verrò.
 DEIDAMIA
                                      Già sposo!
 LICOMEDE
                                                            Ei venne
 su la mia fé; tutto è disposto. (Partendo)
 DEIDAMIA
                                                        Almeno...
160Padre... Ah senti.
 LICOMEDE
                                  M'attende
 il greco ambasciador. Più non opporti,
 siegui il consiglio mio.
 DEIDAMIA
                                            Dunque un comando
 non è questo, o signor.
 LICOMEDE
                                            Sempre a una figlia
 comanda il genitor, quando consiglia. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 DEIDAMIA, indi ACHILLE
 
 DEIDAMIA
165All'idol mio mancar di fede, ah prima
 ch'altro sposo...
 ACHILLE
                               È permesso (Con ironia sdegnosa)
 a Deidamia l'ingresso? Io non vorrei
 importuno arrivar. Come! Tu sola?
 Dov'è lo sposo? A tributarti affetti
170qui sperai ritrovarlo.
 DEIDAMIA
                                         E già sapesti...
 ACHILLE
 Tutto ma non da te. Prova sublime
 della bella tua fede. A me, crudele,
 celar sì nero arcano? A me che t'amo
 più di me stesso! A me che in queste spoglie
175avvilito per te... Barbara...
 DEIDAMIA
                                                  Oh dio!
 Non m'affligger, ben mio; di queste nozze
 nulla seppi finor. Poc'anzi il padre
 venne a proporle. Istupidii, m'intesi
 tutto il sangue gelar.
 ACHILLE
                                        Pur che farai?
 DEIDAMIA
180Tutto, fuor che lasciarti. E prieghi e pianti
 a svolger Licomede
 pongansi in uso. Ei cederà, se vuole
 salvar la figlia; e quando ancor non ceda,
 nulla speri ottener. Fu Achille il primo
185che amai finora e voglio
 che sia l'ultimo Achille. Ah mi vedrai
 morir, cor mio, pria che tradirti mai.
 ACHILLE
 Oh dolcissimi accenti! E qual mercede
 posso renderti, o cara?
 DEIDAMIA
                                            Eccola; io chiedo,
190se possibile è pur, ch'abbi più cura
 di non scoprirti.
 ACHILLE
                                 E questa gonna è poco?
 DEIDAMIA
 Che val, se la smentisce
 ogni tuo sguardo, ogni tuo moto. I passi
 troppo liberi son; troppo è sicuro
195quel tuo girar di ciglio. Ogni cagione
 basta a farti sdegnar; né femminili
 son poi gli sdegni tuoi. Che più? Se vedi
 un elmo, un'asta e se parlar ne senti
 già feroce diventi;
200escon dagli occhi tuoi lampi e faville;
 Pirra si perde e comparisce Achille.
 ACHILLE
 Ma il cambiar di natura
 è impresa troppo dura.
 DEIDAMIA
                                             È dura impresa
 anche l'opporsi a un genitor. Poss'io
205dunque con questa scusa
 accettar Teagene.
 ACHILLE
                                   Ah no, mia vita.
 Farò quanto m'imponi.
 DEIDAMIA
                                             Or lo prometti
 ma poi...
 ACHILLE
                    No; questa volta
 t'ubbidirò. Terrò gli sdegni a freno;
210non parlerò più d'armi; e de' tuoi cenni
 se più fedele esecutor non sono,
 corri in braccio al rival, ch'io ti perdono.
 
    Sì ben mio, sarò qual vuoi;
 lo prometto a que' bei rai
215che m'accendono d'amor.
 
 SCENA IX
 
 ULISSE e detti
 
 DEIDAMIA
 Taci; v'è chi t'ascolta.
 ACHILLE
                                         E tu chi sei (Ad Ulisse pieno di sdegno)
 che temerario ardisci
 di penetrar queste segrete soglie?
 Che vuoi? Parla. Rispondi;
220o pentir ti farò...
 DEIDAMIA
                                 Pirra!
 ULISSE
                                               (Che fiero
 sembiante è quello!)
 DEIDAMIA
                                         E la promessa? (Piano ad Achille)
 ACHILLE
                                                                       (È vero). (Ravvedendosi)
 ULISSE
 Non son di Licomede
 queste le stanze?
 DEIDAMIA
                                  No.
 ULISSE
                                            Straniero errai.
 Perdona. (Vuol partire)
 DEIDAMIA
                     Odi. E che brami
225dal re?
 ULISSE
                La Grecia chiede
 da lui navi e guerrieri, or che s'affretta
 d'unirsi armata alla comun vendetta.
 ACHILLE
 (Felice chi v'andrà!)
 DEIDAMIA
                                        (Tutto nel volto
 già si cambiò).
 ULISSE
                              S'apre al valore altrui
230oggi una illustre via. Corrono a questa
 impresa anche i più vili.
 ACHILLE
                                               (E Achille resta!)
 DEIDAMIA
 (Periglioso discorso!) A Licomede,
 stranier, quella è la via. (Ad Ulisse) Sieguimi. (Ad Achille tornando indietro)
 ACHILLE
                                                                                      Amico,
 dimmi; le greche navi
235dove ad unirsi andranno?
 DEIDAMIA
 Pirra. Ma... (Partono)
 ACHILLE
                         Già ti sieguo. (Oh amor tiranno!)
 
 SCENA X
 
 ULISSE e poi ARCADE.
 
 ULISSE
 O il desio di trovarlo
 per tutto mel dipinge o Pirra è Achille.
 Peleo ne' suoi verd'anni
240quel volto avea, me ne rammento. E poi
 quel parlar... quegli sguardi... È ver. Ma Ulisse
 fidarsi ancor non dee. Posso ingannarmi.
 E quando ei sia, pria di parlar bisogna
 più cauto il tempo, il loco,
245le circostanze esaminar. Felice
 è in suo camin di rado
 chi varca i fiumi e non ne tenta il guado.
 Tardi, finch'è maturo,
 il gran colpo a scoppiar ma sia sicuro.
 ARCADE
250Ulisse.
 ULISSE
                Arcade! E in queste
 stanze t'inoltri?
 ARCADE
                                Entrar ti vidi e venni
 su l'orme tue.
 ULISSE
                            Che raccogliesti intanto?
 ARCADE
 Poco, o signor; sol che Nearco è giunto
 in questa terra or compie l'anno; ha seco
255una figlia gentil; mostra per essa
 la real principessa
 straordinario amor.
 ULISSE
                                       Come s'appella?
 ARCADE
 Pirra.
 ULISSE
              Pirra!
 ARCADE
                            E per lei Nearco ha loco
 fra' reali ministri.
 ULISSE
                                    E questo è poco?
 ARCADE
260Ma ciò che giova?
 ULISSE
                                   Ah mio fedel, facciamo
 gran viaggio a momenti. Odi e dirai.
 
 SCENA XI
 
 NEARCO e detti
 
 NEARCO
 Signor, vieni, che fai?
 T'attende il re.
 ULISSE
                              Qual è il camino?
 NEARCO
                                                                È questo.
 ULISSE
 Ti sieguo, andiam. Non posso dirti il resto. (Ad Arcade. Parte con Nearco)
 
 SCENA XII
 
 ARCADE solo
 
 ARCADE
265Chi può d'Ulisse al pari
 tutto veder? Ciò che per gli altri è oscuro
 chiaro è per lui. No; la natura o l'arte
 l'egual mai non formò. D'Ulisse al fianco
 ogni giorno mi trovo
270e ogni giorno al mio sguardo Ulisse è nuovo.
 
    Sì varia in ciel talora,
 dopo l'estiva pioggia,
 l'irride si colora,
 quando ritorna il sol.
 
275   Non cambia in altra foggia
 colomba al sol le piume,
 se va cambiando il lume
 mentre rivolge il vol. (Parte)
 
 SCENA XIII
 
 Deliziosa nella regia di Licomede.
 
 ACHILLE e DEIDAMIA, poi LICOMEDE e TEAGENE.
 
 DEIDAMIA
 No, Achille, io non mi fido
280di tue promesse. A Teagene in faccia
 non saprai contenerti. Il tuo calore
 ti scoprirà. Parti, se m'ami.
 ACHILLE
                                                    Almeno
 qui tacito in disparte
 lascia ch'io vegga il mio rivale.
 DEIDAMIA
                                                          Oh dio!
285T'esponi a gran periglio. Eccolo.
 ACHILLE
                                                            Ah questo (Turbandosi)
 dunque è l'audace? E ho da soffrir?...
 DEIDAMIA
                                                                      Nol dissi.
 Già ti trasporti.
 ACHILLE
                                Un impeto primiero
 fu questo; è già sedato. Or son sicuro.
 DEIDAMIA
 Tu parlerai.
 ACHILLE
                         Non parlerò; tel giuro. (Si ritira in lontano)
 LICOMEDE
290Amata figlia, ecco il tuo sposo ed ecco,
 illustre Teagene,
 la sposa tua.
 ACHILLE
                          (Qui tollerar conviene).
 TEAGENE
 Chi ascolta, o principessa,
 ciò che de' pregi tuoi la fama dice
295la crede adulatrice; e chi ti mira
 la ritrova maligna. Io che già sono
 tuo prigionier t'offro quest'alma in dono.
 ACHILLE
 (Che temerario!) (Considerando sdegnosamente Teagene s’avanza senza avvedersene)
 DEIDAMIA
                                    A così alto segno
 non giunge il merto mio. Tanto esaltarlo
300non dei... Pirra! Che vuoi? Parti. (Avvedendosi che già Achille è vicino a Teagene)
 ACHILLE
                                                              Non parlo. (Si ritira in lontano come sopra)
 DEIDAMIA
 (Dei! Qual timor m'assale!)
 TEAGENE
 Chi è mai questa donzella?
 LICOMEDE
                                                    È il tuo rivale.
 DEIDAMIA
 (Son morta).
 ACHILLE
                           (Ah mi conosce).
 LICOMEDE
                                                            È Pirra il solo
 amor di Deidamia. Altre non vide
305più tenere compagne il mondo intero.
 DEIDAMIA
 (Ei parlava da scherzo e disse il vero).
 LICOMEDE
 Deidamia, or che ti sembra
 di sì degno consorte?
 DEIDAMIA
                                         I pregi, o padre,
 ne ammiro, ne comprendo;
310ma...
 LICOMEDE
 
             Tu arrossisci! Il tuo rossore intendo.
 
    Intendo il tuo rossor;
 «Amo» vorresti dir;
 ma in faccia al genitor
 parlar non vuoi.
 
315   Il farti più soffrir
 sarebbe crudeltà;
 restino in libertà
 gli affetti tuoi. (Parte)
 
 SCENA XIV
 
 ACHILLE, DEIDAMIA e TEAGENE.
 
 ACHILLE
 (Ah se altre spoglie avessi!). (Da sé)
 TEAGENE
                                                       Or che siam soli,
320principessa gentil, soffri ch'io spieghi
 l'ardor di questo sen; soffri ch'io dica...
 DEIDAMIA
 Non parlarmi d'amor; ne son nemica.
 
    Del sen gli ardori
 nessun mi vanti;
325non soffro amori,
 non voglio amanti;
 troppo m'è cara
 la libertà.
 
    Se fosse ognuno
330così sincero,
 meno importuno
 parrebbe il vero,
 saria più rara
 la infedeltà. (Parte con Achille, il quale si ferma nell’entrare)
 
 TEAGENE
335Giusti numi! E in tal guisa
 Deidamia mi accoglie! In che son reo?
 Che fu! Sieguasi.
 
 ACHILLE
                                  Ferma. Ove t'affretti? (Arrestandolo)
 TEAGENE
 A Deidamia appresso;
 raggiungerla desio.
 ACHILLE
                                      Non è permesso. (Risoluto)
 TEAGENE
340Chi può vietarlo?
 ACHILLE
                                   Io.
 TEAGENE
                                           Tu?
 ACHILLE
                                                     Sì. Né giammai,
 sappilo, io parlo invano. (Parte lentamente)
 TEAGENE
 (Delle ninfe di Sciro il genio è strano.
 E pur quella fierezza
 ha un non so che, che piace). Odi. Ma dimmi
345almen perché.
 ACHILLE
                             Dissi abbastanza.
 TEAGENE
                                                               E credi
 che di te sola io tema?
 Credi bastar tu sola?
 ACHILLE
                                         Io basto; e trema. (Con aria feroce)
 TEAGENE
 (Quell'ardir m'innamora). (Nell’atto che Achille vuole partire, incontra Deidamia che sdegnata gli dice)
 DEIDAMIA
 (Ah mancator, non sei contento ancora).
 ACHILLE
350(Misero! È ver, trascorsi!) (Achille confuso si ritira da una parte della scena pensieroso senza badare a Teagene)
 TEAGENE
                                                   Ascolta; io voglio,
 bella ninfa, ubbidirti; e per mercede
 bramo sol de' tuoi sdegni
 la origine saper. Di'... ma... sospiri?
 Ah forse m'ama e ch'io
355siegua un'altra non soffre! E così presto
 è amante ed è gelosa? Una donzella
 parlar così, così mostrarsi audace!
 Intenderla non so; so che mi piace.
 
    Chi mai vide altrove ancora
360così amabile fierezza
 che minaccia ed innamora,
 che diletta e fa tremar.
 
    Cinga il brando ed abbia questa
 l'asta in pugno e l'elmo in testa,
365e con Pallade in bellezza
 già potrebbe contrastar. (Parte)
 
 SCENA XV
 
 ACHILLE solo.
 
 ACHILLE
 Ma che fo? Dove son? Ah quale gelo
 mi serpe in ogni fibra! Ah del mio bene
 dovrò dunque con pace
370restar privo e tacer! No, no; finora
 l'affronto tollerar seppi abbastanza
 e i giusti dubbi miei
 se avverarsi vedrò... ah, in quell'istante
 farò per mia vendetta
375quanto un deluso amor può in tale stato
 suggerir di funesto a un disperato.
 Che dissi? Ahime!... Ah quali mai son questi
 trasporti di furor!... Dell'idol mio
 so la fè, le promesse... Ormai tacete.
380Importuni sospetti... e voi cessate
 vane furie gelose
 di lacerarmi il cor... ma... oh dio... il rivale
 ma il genitor intanto
 potrian sedurla... ah che in sì fier contrasto
385che fanno entro il mio sen speme e timore,
 si confonde e si perde il mio valore.
 
    Passaggier che su la sponda
 sta del naufrago naviglio
 or al legno ed or all'onda
390fissa il guardo e gira il ciglio:
 teme il mar, teme le arene;
 vuol gittarsi e si trattiene
 e risolversi non sa.
 
    Pur la vita e lo spavento
395perde alfin nel mal turbato.
 Quel momento fortunato
 quando mai per me verrà.
 
 Fine dell’atto primo